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Finalmente si può cominciare da zero.
Tutti oggi possono dedicarsi alle arti figurative: per diritto ad esprimersi; per talento innato; per un sogno a lungo accarezzato; per terapia psicologica; per aumento del fascino personale; per speranza di successo e di ricchezza (e comunque di risparmio nei regali); per tante altre motivazioni.
Visitando le gallerie di arte contemporanea pubbliche e private e sfogliando qualsiasi testo ufficiale illustrato degli ultimi cento anni di produzione, splendori, stranezze, orrori, schifezze e banalità trovano uguali precedenti illustri con fortune incredibili.
In passato, le regole naturali sul valore delle opere erano basate su un rapporto artisticamente amoroso che poteva scoccare soltanto fra due persone: autore e committente.
Ora che il rapporto è come minimo a tre, queste due entità sono costrette a rapportarsi con la mediazione di specialisti spesso privi di scrupoli e di gusto che hanno posto sullo stesso piano della bellezza la bruttezza e la volgarità, teorizzandole come avanguardia.
Così fare l'artista oggi è come prendere un biglietto della lotteria. Non c'è differenza di merito fra chi vince e chi perde, perciò tutti in campo a giocare. Per quale motivo escludere chi ti chiede di partecipare?
Poi si vedrà. Per ora, chiunque ad esempio potrebbe essere invitato alla Biennale di Venezia o ad altre mostre. Non ci credete? Andate a vedere. Ritornerete senza alcuna paura di non essere all'altezza.
Nicola Zamboni
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